La sindrome del campione (non siamo programmati solo per vincere)

Estate: periodo perfetto per studiare!
3 Agosto 2016
CHIARA: una storia speciale
8 Agosto 2016

La sindrome del campione (non siamo programmati solo per vincere)

Sempre più spesso capita di parlare con genitori di allievi, che, sinceramente desiderosi di vedere realizzato il sogno della propria figlia di diventare una stupenda ballerina, chiedono agli insegnanti di potere studiare di più e approfondire attraverso un lavoro specifico, la tecnica del balletto.

Non è sbagliato anzi, l’allievo/a si trova maggiormente impegnato in un’attività che coinvolge totalmente mente e corpo, che chiede serietà determinazione e dedizione, i cui benefici psicofisici sono parte integrante nel processo di crescita del bambino. Ci sono però delle tappe evolutive da rispettare che, se la scuola di danza è una buona scuola di danza e se i docenti sono dei professionisti del settore, devono essere rispettate per preservare non solo  un eventuale talento ma anche una sana passione per la danza.

Che cosa succede però quando l’allievo, pur studiando tante ore, sembra non produrre i risultati sperati, quando l’attività che gli insegnanti consigliano è più leggera rispetto ad altri studenti dello stesso corso, al fine di permettergli di apprendere gradatamente e con più soddisfazione  la tecnica? Perché nella scuola di danza concorrente le scarpette da punta s’indossano a otto anni e su youtube bambini che camminano da poco, già danzano celebri balletti di repertorio? E’ legittimo da parte del genitore interrogarsi ed è consigliabile confrontarsi con gli insegnanti della propria scuola di danza che sapranno spiegarvi quanto sia necessario rispettare le tappe nella crescita dell’allievo.  Un’allieva/o di tre anni ad esempio non ha certamente una formazione muscolare completa per lavorare la tecnica …. Sarà invece felice di poter giocare con il proprio corpo e scoprire quante cose poter fare e QUESTA SARA’ DANZA. La capacità di concentrazione e di coordinazione si evolveranno con l’aumentare dell’età e attraverso adeguate esperienze psico – motorie.   Mettere le scarpette da punta troppo presto o sottoporre gli allievi a duri allenamenti che prevedano stretching portati all’esasperazione troppo piccoli o per un corpo non adatto, produrrà enormi danni all’allievo/a fino ad arrivare a impedire di utilizzare in futuro il proprio corpo secondo le severe regole della danza.

Proposte inadeguate producono un risultato insoddisfacente (rispetto alle attese proprie e della famiglia) ed è più facile a questo punto dar retta agli alibi: colpa degli insegnanti che fanno delle differenze (secondo quale criterio poi?), ai compagni di corso, agli eventi… alla sfortuna. Affidare un allievo a insegnanti di danza competenti, e veramente interessati a loro, significa condividere un processo di crescita che mira al raggiungimento delle specifiche potenzialità del bambino, allo sviluppo di nuove competenze, alla realizzazione del suo cammino di crescita e perché no… alla realizzazione dei propri sogni